Oggi, nella giornata mondiale della musicoterapia, voglio contribuire con la diffusione di un accorgimento tanto semplice quanto utile per tutti:
Parliamo poco, lentamente e senza urlare.
La parola è sempre segno di stress e manifestazione di un bisogno. In piccole dosi, è necessaria per vivere; se controllata, ci aiuta a svolgere compiti importanti; se invece è continua e incontrollata, affatica l’intero organismo, aumenta il carico di ansia e diminuisce la percezione di noi stessi e del mondo.
Quanto più è urlata la parola, tanto più alto è lo stress; quanto più numerose sono le parole, tanto più alto è il bisogno di attenzione. Quanto più veloci sono le parole, tanto più chiusa è la nostra relazione con gli altri.
Vorrei chiarire con con il termine “parola” mi riferisco ad ogni forma dell’aspetto cognitivo: il suono vocale, il messaggio scritto e il processo mentale interno.
Aspetto fisico
Parlare spesso, a volte anche da soli commentando tutto quello che facciamo, tiene in continua attività e tensione non solo l’apparato foniatrico, ma anche i muscoli del collo e le diverse aree del cervello preposte alla codifica del messaggio e alla elaborazione di pensieri.
Chi parla spesso deve poi elaborare sempre concetti nuovi, mettendo sotto stress altre aree cerebrali.
Aggiungiamo che chi parla tanto, spesso lo fa anche ad un volume alto (anche molto alto), creando una iper-stimolazione dell’apparato uditivo proprio e altrui.
Non stupisce quindi che queste persone, e chi vi è vicino per molte ore, arrivino a fine giornata con mal di testa, stanchezza e malumore, anche in assenza di eventi stressanti esterni.
Aspetto ansiogeno
Parlare molto non è solo una manifestazione di ansia ma genera a sua volta ansia e la mantiene alta.
Il mix continuo di parole e pensieri mantiene il nostro corpo in uno stato di allarme costante, come se fossimo sempre inseguiti da un dinosauro. È ovvio che non si è in grado di reggere un tale stress per lunghi periodi; se poi si è costretti a mantenerlo a lungo (per lavoro o per motivazioni personali) mettiamo il corpo in uno stato di super lavoro che comincia a logorare molti organi interni. Sono moltissimi, e in continua crescita, i disturbi fisici che la medicina ufficiale attribuisce allo stress.
Vi rimando a questa pagina per averne un elenco.
Aspetto cognitivo
Sento spesso dire alle persone logorroiche che il parlare li aiuta a concentrarsi; nessuno dubita che sia vero, ma non è necessario.
Io invito spesso a differenziare la concentrazione da una “sana attenzione”, uno stato di rilassamento che aiuta a percepire meglio l’ambiente intorno, a rendersi conto delle proprie capacità e sfruttarle al meglio per rispondere all’ambiente in modo adeguato.
Gli studi sulla produttività non lasciano dubbi: uno stato di stress non aiuta a prendere decisioni importanti, logora il corpo in breve tempo e diminuisce il rendimento sul medio e lungo periodo.
Aspetto relazionale
Molte delle aree del nostro cervello adibite a codificare il messaggio cognitivo (cioè parlare) sono le stesse adibite a riceverlo (ascoltare); ne consegue che non si possono fare le due cose contemporaneamente (la musica è diversa perché attiva altre aree del cervello). Ma non solo. Spesso, chi parla tanto lo fa anche solo con la mente, abituandosi ad un flusso continuo di pensieri e parole che lascia poco spazio alla recezione di informazioni dall’esterno.
Per questo le persone logorroiche vengono mal tollerate: anche quando sono in silenzio non ascoltano ma pensano già a cosa vogliono dire dopo. Con loro è difficile avere uno scambio perché il loro solo interesse è avere qualcuno che le ascolti. Sono facili da individuare; sono quelle che ti finiscono le frasi perché hanno urgenza di iniziare il loro fiume di parole.
Per capire quanto siamo stressati e logorroici non c’è niente come al ripensare alla nostra ultima discussione, parlata o scritta. Ripensate a quante parole avete detto/scritto, con quali toni e volumi, e quante altre parole avete continuato a pensare nelle ore e giorni a seguire.
I benefici del silenzio, invece, sono innumerevoli; basta dire che 30 minuti giornalieri di silenzio di parole e pensieri, aiutano a ripristinare il corpo dai danni di tutta la giornata e ad acquisire un atteggiamento di rilassamento attento che migliora tutte le nostre prestazioni. Ciò permette di rendersi conto di quali attività ci rubano troppe energie e prendere provvedimenti, quando instaurare confronti positivi e quando uscire dalle discussioni inutili con poche parole.
Evitare parole inutili e lasciare ampi spazi all’ascolto facilita le relazioni e migliora i rapporti anche con le persone più difficili.
Non voglio dire che la parola sia la causa di tutti i nostri mali, ma è una buona complice.
Ci sarebbe molto altro da dire sull’argomento e sulle differenze fra i danni della parola e i benefici del canto e della musica, ma li lascio al colloquio con il musicoterapista più vicino a voi che vi aiuterà ad entrare in contatto con le vostre emozioni e capire come possono migliorare la vostra vita. Ovviamente, farà tutto ciò con la sublime arte della musica, perché le sedute di musicoterapia si svolgono in silenzio.
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